BOSCHI ALFREDO

 

Nato il 19 aprile 1889 a Massa Marittima (GR) da Sabatino e Baldini Rosa. Sposa Allegri Sofia dalla quale ha due figli (Siria e Sirio). Descritto alto 1.70, corporatura robusta, capelli castani, colorito bruno roseo, fronte media diritta. A undici anni spezza i solfuri misti alle bocche dei pozzi minerari di Massa Marittima, poi è falegname. Aderisce alla Federazione giovanile socialista, diventandone vicesegretario nel 1907. Scrive articoli per la “Gioventù socialista” e “l'Avanguardia!” e collabora al “Risveglio”. Nel 1913 si trasferisce a Follonica per lavorare alle fonderie (in un reparto di modelllisti) e qui, nel 1915, assiste a un convegno contro la guerra. Chiamato alle armi alla fine del 1916, torna a Follonica dopo l'armistizio e nel 1919 viene eletto capo della locale Lega proletaria dei combattenti, dei mutilati e dei reduci di guerra per cui tiene numerosi discorsi pubblici. L'8 e il 9 gennaio 1920 interviene al 2° congresso della Camera confederale del Lavoro di Grosseto e presenta un odg che ne riafferma l'indirizzo rivoluzionario, auspicando l'adesione alla Terza internazionale. Delegato al Congresso socialista di Livorno, viene eletto segretario della sezione comunista di Follonica e membro del direttivo provinciale del PCI. Allontanato da Follonica dai fascisti al principio di luglio di quell’anno (anche il fratello Natale, anarchico militante, è aggredito), si rifugia a Tivoli e poi a Torino, dove è assunto come falegname alla Fiat. A Torino, nel dicembre del 1924, è sottoposto a perquisizione personale e domiciliare e ne vengono realizzati i rilievi segnaletici e fotografici; nel febbraio 1925 la Prefettura di Torino procede alla schedatura di Boschi nel Mod. A. Alla Fiat, è membro della commissione interna del Lingotto e il 15 febbraio 1925 rappresenta gli operai torinesi al Convegno sindacale metallurgico di Milano; in seguito, è eletto consigliere della Mutua interna operai Fiat (4 aprile 1925), di cui diverrà presidente. Nel giugno 1925 si reca a Roma per conferire con i dirigenti del PCI, mentre il 3 luglio 1925 polemizza su “l'Unità” con il foglio socialdemocratico “La giustizia”. Il 22 novembre 1926 è assegnato per 5 anni al confino dalla Commissione prov. Di Torino, ma sfugge all’arresto perché si è già rifugiato in Francia, a Parigi. Per mantenersi a Parigi, va per qualche tempo a “fare i mercati” e porta in automobile la pasta dai magazzini dei grossisti alle botteghe al dettaglio. Nel 1927 fa parte di una delegazione in visita alle fabbriche russe, su invito del governo sovietico. Nel frattempo, in Italia, il Ministero dell'Interno telegrafa ai prefetti italiani di provvedere al suo fermo e alla perquisizione in caso di rimpatrio (circolare del 14 luglio 1927) e la Scuola Superiore di Polizia trasmette al Ministero 120 sue foto da spedire ai prefetti e ai posti di frontiera. Tornato dalla Russia a Parigi, Boschi si trasferisce nel 1928 a Bagnolet (dipartimento Seine Saint Denis), dove gestisce un negozio di frutta. Nei primi mesi del 1934, invece, risulta abitare a Le Broc par Issoire (Puy-de-Dômee) lavorare in una fabbrica di Clermont-Ferrand (Puy-de-Dome) (sarà licenziato presto per rappresaglia sindacale). Nel settembre del 1934 è a Liginiac (Corrèze) e fa il muratore per l'impresa Ballot. Nel 1935, il Bollettino delle ricerche gli riserva la scheda 0323, in cui la Questura di Torino chiede che venga immediatamente arrestato qualora dovesse rientrare in Italia. Nell’ottobre 1936, gli informatori fascisti scrivono che è a Marsiglia (Bouche du Rhone), dove sarebbe giunto dalla Spagna, e si occuperebbe del reclutamento di volontari. Nel novembre, invece, la Divisione di polizia politica lo segnala diretto in Spagna per arruolarsi personalmente. Se ne perdono le tracce fino al marzo 1938, quando, in occasione del viaggio del Führer in Italia, la Questura di Grosseto richiede ai comuni della provincia l’aggiornamento dello schedario dei sovversivi: la stazione dei Carabinieri di Massa Marittima riferisce sul comunista Boschi, emigrato prima del 1923 per Follonica, e le indagini sul suo conto evidentemente riprendono. Nel 1938 viene così rintracciato in Francia, dove lavorerebbe nelle Officine Condamine di Clermont-Ferrand. Il 20 novembre 1938 la sua foto compare sul Bollettino delle ricerche e nel gennaio 1939 è confermata la sua iscrizione alla Rubrica di frontiera per il provvedimento di arresto, come comunista. Rimasto in Francia dopo lo scoppio della guerra, Boschi partecipa alla lotta di liberazione nelle file dei Francs Tireurs Partisans (insieme con la figlia Siria). Stabilitosi definitivamente in Francia nel dopoguerra, torna in Italia per qualche giorno nel 1946.

 

Note:
Un diplomatico, il dott. Ettore Pettinari, fa sapere (nel dicembre 1936) che sotto il nome di Alfredo Boschi si celerebbe Mazzino Chiesa, un comunista di Livorno, arruolato nella Colonna Italiana, ma la notizia sembra priva di fondamento.

Fonti:
ACS Confinati politici, fasc.personali
ACS CPC
ACS Div. Pol. Pol., Fasc. personali
ACS Min. Int. PS
ASGr Fondo Questura
Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, a cura di Adriano Dal Pont, ANPPIA, Roma, 1988-1995.
Bucci Fausto et alii, Gli antifascisti grossetani nella guerra civile spagnola, La Ginestra, Follonica, 2000.
Maniera Aristodemo, Nelle trincee dell'antifascismo: ricordi di un garibaldino di Spagna, Urbino, Argalia, 1970.

Tognarini I. (a cura di), Documenti e testimonianze sull'antifascismo e sulla lotta partigiana piombinese, documentazione curata dall'Amministrazione comunale di Piombino, Piombino : Coop. La proletaria, 1974