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Biografie dei volontari grossetani
Questa sezione specifica è destinata all’approfondimento
delle vicende biografiche di 25 volontari che possono essere ascritti
alla provincia di Grosseto. Si tratta di 20 volontari nati in provincia
di Grosseto e di altri 5 che vengono considerati grossetani perché
residenti nella provincia, ovvero i fiorentini Pietro Aureli e Quisnello
Nozzoli, il senese Secondo Moscatelli e il livornese Egisto Serni. Inoltre,
in una SEZIONE ESTERNA
AL DATABASE sono inserite le brevi annotazioni biografiche relative
a 6 volontari grossetani, la cui partecipazione alla guerra di Spagna
è indicata da alcune fonti, ma non comprovata dai dati esistenti,
che si è ritenuto opportuno citare ugualmente.
I 25 nominativi in questione presentano biografie approfondite attraverso
le fonti locali, sia d’archivio sia edite, e vogliono essere un
tentativo di definire il contributo a livello regionale della partecipazione
grossetana. Su un totale regionale di 395 volontari, i 25 grossetani
rappresentano, infatti, un numero significativo anche in relazione a
quelli delle altre province (ad esempio, rispetto ai 19 volontari senesi
o ai 22 lucchesi).
Fra loro, 11 sono ascrivibili all’area comunista, 7 sono anarchici,
ben 4 sono repubblicani (il noto Pacciardi e la moglie Luigia, Etrusco
Benci e Raffaello Bellucci), 1 (Nello Manni di Montieri) è socialista
e 2 risultano antifascisti generici, ma si tratta di definizioni standardizzate
che spesso non rendono la complessità dell’esperienza politica
di questi antifascisti.
La caratterizzazione socio-professionale è, se possibile, ancora
più complessa perché le professioni si adattano alle necessità:
Pietro Aureli è bracciante ma, rimasto disoccupato, si inventa
pescatore, mentre il fabbro Giovan Battista Frati si adatta a lavorare
per un periodo nelle miniere di pirite di Gavorrano. In realtà,
spesso la professione cambia in conseguenza dell’espatrio clandestino
nei paesi europei, come nel caso di Nello Manni che, contadino in Maremma,
deve impiegarsi come operaio in Francia. In ogni caso, possiamo inquadrare
con certezza: 2 volontari grossetani nella categoria socio-professionale
di “contadino”, 5 in quella di “operaio”, 2
fra gli “artigiani” e 4 fra gli “impiegati”
(o liberi professionisti); inoltre ben 2 grossetani sono impiegati come
marittimi.
Per quanto riguarda le vicende di questi uomini, occorre evidenziare
come solo 8 volontari appartenenti alla provincia di Grosseto siano
partiti dall’Italia direttamente per arruolarsi nelle milizie
rosse spagnole. In realtà, la maggior parte dei grossetani è
emigrata per ragioni politiche o di lavoro nei paesi europei già
dalla metà degli anni Venti: ben 14 arrivano in Francia o in
Belgio entro il 1926, mentre 3 lasciano l’Italia solo in seguito
alla proclamazione delle leggi eccezionali. Per Boschi e Frati, Torino
rappresenta una tappa intermedia prima dell’espatrio in Francia.
Di 24 combattenti grossetani identificati dalla ricerca (non comprendendo
nel numero dei combattenti Luigia Civinini in Pacciardi), in 7 casi
non si è potuta indicare la formazione di appartenenza. Sappiamo
che 2 di loro si trovavano in Spagna prima dell’inizio della guerra
(e precisamente Lelio Iacomelli e Quisnello Nozzoli detto Occe) mentre
nell’agosto 1936 arrivano in Spagna i primi 4 volontari grossetani
provenienti dall’estero. Un secondo gruppo di 5 arrivò
alla spicciolata nell’autunno del 1936, altri 10 giunsero nel
1937 (e fra loro Alunno, Amadei, Aureli e Rossi -il Trueba- partirono
insieme su una piccola barca dalla spiaggia di Castiglione della Pescaia
in agosto per arrivare ad Albacete in settembre), mentre solo nel 1938
risulta arruolato in Spagna l’anarchico Ermanno Neri di Sassofortino.
Particolare, inoltre, è il caso di Siro Rosi di Roccastrada che
si arruola in Spagna nell’aprile 1937 dopo aver disertato dal
CTV.
In Spagna Vittorio Alunno, rimasto ferito a Campillo alle otto del mattino
del 17 febbraio 1938, durante la battaglia di Guadalajara, non può
essere evacuato e viene fatto prigioniero; si presume fucilato dai fascisti
il giorno stesso. Giovanni Fanciulli figura, invece, nell'elenco dei
caduti antifascisti italiani in Spagna trasmesso dalla Commissione Interministeriale
per la formulazione dell'atto di morte, ma nel fascicolo del CPC risulta
ancora residente a Marsiglia nel maggio 1938… Anche nel caso di
Giovan Battista Frati non si hanno certezze: per alcuni, dopo la guerra,
si trasferisce in Corsica, dove muore in seguito a un'operazione chirurgica;
secondo altri, dopo esser stato ferito sul fronte di Hendaye, rientra
in Spagna e cade in combattimento il 12 febbraio 1937 a Morata de Tajuna.
Più differenziate le vicende dei sopravvissuti, anche se di alcuni
si perdono le tracce fino al rientro in Italia e al successivo confino.
Altri lasciano la Spagna già nel 1937 o nel 1938 rientrando in
Francia o in Belgio, emigrando in paesi amici come il Messico (è
il caso di Quisnello Nozzoli) o rifugiandosi negli Stati Uniti (come
Pacciardi con la moglie Luigia).
Al contrario, 5 grossetani rimangono in Spagna fino all’ultimo
e seguono il cammino della Retirada, finendo rinchiusi nei campi di
internamento francesi: Pietro Aureli ad Argelès, Etrusco Benci
ad Argelès e in seguito a Gurs, Ermanno Neri ad Argelès
e Gurs, Italo Ragni a Gurs, Siro Rosi a S. Cyprien, Gurs e Vernet, Angelo
Rossi ad Argelès, Gurs e Vernet. Dopo la conclusione della terribile
esperienza dei campi (e nel caso di Aureli, Benci, Rosi e Rossi anche
delle compagnie di lavoro al fronte), alcuni rientrano in Italia e sono
confinati o internati, mentre altri si arruolano in Francia fra le file
dei Francs Tireurs Partisans, guadagnandosi onori e medaglie (d’oro
alla memoria quella conferita a Etrusco Benci, d’argento quella
assegnata a Socrate Franchi).
Al principio del 1944, alcuni ex volontari li ritroviamo in Italia,
arruolati nelle formazioni partigiane della Resistenza: Antonio Becherini
in una formazione imprecisata, Secondo Moscatelli nella Spartaco Lavagnini
di Siena, Siro Rosi nei Gap lombardi (sarà nella zona di Dongo
all’arresto di Mussolini), Angiolo Rossi a capo dei partigiani
della provincia di Grosseto.
Drammatica, invece, la conclusione di queste eroiche vicende nel caso
di Etrusco Benci, arrestato dagli hitleriani e fucilato a Bruxelles
nel tiro a segno nazionale insieme a più di 200 patrioti belgi
nel giugno 1943, e di Pietro Aureli e Italo Ragni, deportati in Germania
(dove il Ragni muore nel campo di concentramento di Mauthausen).
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