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IACOMELLI LELIO (o JACOMELLI)
Nato il 21 agosto 1903 a Ravi, una frazione di Gavorrano (GR), da Alfredo, straccivendolo anarchico, e Monti Ginevra. Descritto di statura alta, corporatura regolare, privo della seconda e della terza falange dell'indice e del medio della mano sinistra, con una cicatrice sulla guancia sinistra, fronte alta e larga; ha tatuato sull'avambraccio sinistro un disegno rappresentante una bomba con una miccia e una stella con al centro la falce e il martello, con l'iscrizione intorno alla bomba che dice “Viva la libertà e l'anarchia”. A Gavorrano frequenta le scuole elementari. A quattordici o quindici anni si avvicina agli ambienti anarchici di Gavorrano e Scarlino e comincia a frequentare a Grosseto i circoli “Germinal” e “Pietro Gori”. Nel biennio rosso partecipa alle manifestazioni proletarie e di protesta in Maremma e si iscrive a “Gioventù comunista” (ne esce in seguito, per tornare al movimento anarchico). Nel luglio del 1923 espatria clandestinamente passando per il valico di Modane (Savoie) e si stabilisce in Francia, ad Auboué (Meurthe-et-Moselle). Nel 1925 tenta di inutilmente di ottenere il passaporto italiano dal consolato di Nancy (Meurthe-et-Moselle), quindi si sposta a Lyon (Bouche du Rhone) e nell'agosto del 1927 a Saint Vallier (Alpes Maritimes). Disoccupato ed espulso dalla Francia nel 1930 si sposta in Belgio a Liegi dove è arrestato nel marzo 1930 perché sorpreso con una rivoltella in tasca in una cantina di Bressoux dove si tiene una riunione di comunisti; sconta una condanna a sei mesi di carcere prima di essere espulso il 29 settembre 1930. Comincia così un lungo viaggio, che lo vede costretto a passare di paese in paese in cerca dei mezzi di sostegno, quasi vivendo sulle frontiere per contrastare i provvedimenti di espulsione: rifugiatosi dal Belgio in Olanda, è di nuovo arrestato e cacciato dal paese. Tornato in Belgio, ottiene il passaporto dal consolato fascista di Liegi nel marzo 1931 ma, senza lavoro, si sposta in Germania a piedi da Francoforte a Lipsia, a Dresda e a Berlino con l'intenzione di raggiungere la Romania per impiegarsi; è segnalato a Stoccarda, a Norimberga e a Monaco di Baviera, dove è arrestato più volte per accattonaggio. Condannato a venti giorni di carcere perché sorpreso a chiedere l'elemosina, è espulso anche dalla Germania. Si sposta in Austria, ma il 25 maggio 1932 il console italiano di Graz lo fa arrestare ed espellere dal paese. Entrato in Ungheria è immediamente fermato e accompagnato alla frontiera jugoslava; arrestato anche qui e condotto sul confine austriaco rientra nell'ottobre 1932 in Francia (dove si iscrive alla CGT) e infine nel dicembre cerca rifugio a Barcellona. E’, però, arrestato anche a Gerona per la sua vita turbolenta e per l'attività comunista che svolge “manifestando pubblicamente sentimenti sovversivi e antinazionali” e viene condotto alla frontiera con la Francia il 18 luglio 1933. Rientrato illegalmente in Spagna, trova finalmente rifugio per due anni a Bilbao, dove si lega a una ragazza del posto e diventa padre di una bambina. Nel 1935 è di nuovo arrestato ed, espulso, viene accompagnato alla frontiera col Portogallo. Tornato per la terza volta in Spagna alla fine del 1935 ed sorpreso a Bilbao dalla guerra civile, si arruola il 19 luglio 1936 in un 3° battaglione imprecisato dell’esercito repubblicano, come operaio zappatore. Alla caduta di Bilbao si trasferisce a Santander con il suo reparto e quindi a Gijon, dove, il 21 ottobre 1937, dopo la resa della città ai franchisti, si presenta al governatore militare ed è immediatamente arrestato: viene internato nei campi franchisti di Santoma, Bilbao, Santander e San Pedro de Cardena fino al 1938. Tradotto in Italia nell’autunno del 1938 è consegnato alla polizia fascista nel porto di Napoli (sbarca dalla nave Aquileia il 18 settembre). Il Ministero dell'Interno ne suggerisce l'arresto per sei mesi e l'assegnazione al confino e la commissione partenopea per il confino gli infligge cinque anni in quanto combattente antifascista in Spagna il 20 marzo 1939; tradotto a Ventotene, vi rimane fino al 21 agosto 1943 quando è rimesso in libertà e rispedito a Grosseto con un foglio di via obbligatorio. Forse partigiano, nel gennaio 1944 sarà internato a Bagno a Ripoli. Residente probabilmente a Oviedo nel dopoguerra.
Fonti:
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