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NOZZOLI QUISNELLO detto OCCE
(a Parigi si fa chiamare HENRI CARTEI, più tardi userà
gli pseudonimi di ENRICO COSTAI, ARMAND e BIAIZAC)
Nato il 9 aprile 1884 a Lastra a Signa (FI) da Martino
e Carolina Cambi. Ha quattro fratelli: Comunarda (forse maggiore di
lui), Egle, Aldobrando, Asdrubale, Artorige (nato nel 1895). Descritto
come uomo dall'espressione fisionomica truce, di statura bassa, viso
largo, capelli castani, spalle larghe, fronte alta, gambe dritte, piedi
piccoli e mani callose (a Parigi porterà persino due baffi alla
tartara). A undici anni è rinchiuso nel Riformatorio di Pisa.
In seguito, impara il mestiere di calzolaio e si guadagna da vivere
girovagando da un paese all'altro. Segnalato a Milano e Genova, il 6
gugno 1908 subisce una condanna a 33 giorni di carcere da parte del
Tribunale di Firenze per oltraggio ai carabinieri e viene schedato dalla
Prefettura di Firenze nel Mod. A. Si trasferisce a Massa Marittima ed
è vigilato accuratamente dal delegato di PS, informato nel dicembre
1909 dal Questore di Firenze della natura di “anarchico pericoloso
e pregiudicato” del Nozzoli. A Massa Marittima nel 1909 sposa
Carolina Sacchetti ed è assunto nella bottega del ciabattino
Giuseppe Azzi (in piazza Garibaldi), ma - degenerati i rapporti col
suo datore di lavoro - lo malmena e viene licenziato; passa così
nel laboratorio del calzolaio repubblicano Egisto Bisogni. Nel 1910
emigra in Francia ma è condannato dal Tribunale di Marsiglia
a sei mesi di carcere e, scontata la pena, è espulso e accompagnato
alla frontiera italiana. Torna a Lastra a Signa nel 1912 ma l'anno successivo
è coinvolto in una rissa e viene ricoverato, in stato di fermo
o forse di arresto, all'Ospedale Vespucci di Firenze. Nel 1913 è
di nuovo a Massa Marittima: lavora in via Saffi e frequenta assiduamente
Enrico Bianciardi, Ivemero Giani, Giuseppe Gasperi e Natale Boschi;
nel 1914 è il promotore delle proteste che hanno luogo nel centro
minerario dopo l'eccidio di Ancona e l'11 giugno 1914 capeggia una folla
di cento individui che percorrono le vie di Massa imponendo ai negozianti
la chiusura delle botteghe. Colpito da mandato di cattura, emesso il
1 agosto 1914 dalla Pretura di Massa, è arrestato e condannato
a 6 mesi di carcere e 500 lire di multa (sentenza del Tribunale penale
di Grosseto del 16/9/1914 e condanna aumentata a 2 anni e 2 mesi e 100
lire di ammenda dalla Corte di secondo grado di Firenze il 25/11/1914),
ma già il 15 gennaio 1915 beneficia di un'amnistia e viene rilasciato.
Il 15 marzo 1916 è raggiunto da un ulteriore ordine di cattura
della Procura di Firenze perché deve scontare 1 anno, 7 mesi
e 10 giorni di reclusione per la rissa del 1912 (la condanna risale
al 1914): costituitosi il 6 novembre 1916 sconta la pena e per qualche
hanno subisce ulteriori condanne. E’ nel marzo 1921 che, probabilmente
coinvolto nei fatti di Empoli (ma non è del tutto chiaro alla
polizia fascista se il Nozzoli coinvolto sia Quisnello o il fratello
Artorige), è arrestato di nuovo, ma stavolta ottiene l'assoluzione
e torna in libertà. Emigra clandestinamente in Francia, a Parigi,
dove risiede dal novembre 1925 al giugno 1926: è da subito coinvolto
col “movimento garibaldino”, collegato al colonnello catalano
Maciá per la spedizione contro Miguel Primo de Rivera e forse
partecipa anche alla spedizione in Spagna; secondo le spie fasciste
sarebbe in contatto con Dario Castellani e altri anarchici con i quali
nutrirebbe il proposito di rientrare in Italia per uccidere un gerarca
fascista nell’anniversario della marcia su Roma. Nel giugno 1928
risiede a Garges lès Gonesse (Seine). Nei primi mesi del 1930
vive a Bruxelles, quindi è segnalato verso la fine del 1932 a
Parigi, dove è membro di un Comitato sorto per aiutare Rodolfo
Finocchi, detto il Bagnoli. Difficile in ogni caso definirne l’appartenenza
politica: nel 1935 Nozzoli frequenta gli anarchici che risiedono a Parigi,
ma il 1° dicembre 1935 partecipa anche alla riunione organizzata
da Giustizia e Libertà nella sala Lancry di Parigi (con Carlo
Rosselli, Alberto Cianca, Guglielmo Ricci, Emilia Buonacosa, Oreste
Abbruzzetti, Mario Angeloni, Egidio Fossi, Angelo Monti, Bruno Pierleoni).
A Parigi, le informazioni su di lui derivano dai rapporti della spia
dell'Ovra Consani e dal famigerato “Bero” che lo tengono
sotto controllo, attribuendogli l'intenzione di compiere un “atto
pazzesco” contro il regime di Mussolini nel 1935 e accusandolo
di essere in possesso di timbri per fabbricare passaporti falsi ai compagni.
Nel gennaio 1936 Nozzoli viene arrestato col pretesto della violazione
il decreto di espulsione del 1911 ed è condannato a 2 mesi di
carcere: scontata la pena, Nozzoli lascia la Francia e si ricongiunge
al fratello Artorige a Barcellona dove, il 20 luglio 1936, aderisce
al Comitato anarchico italiano. Nell’ottobre la Divisione polizia
politica ne conferma la presenza a Barcellona nelle file anarchiche
e un confidente segnala che Nozzoli è a Barcellona privo di qualsiasi
documentazione e che è “violento e pericoloso”. Si
arruola nella Colonna anarchica di Antonio Ortiz e nel settembre 1936
risulta combattente nelle file della FAI, con cui partecipa, il 25 luglio
1936, alla conquista della città di Caspe e all'insediamento
del Consiglio di difesa dell'Aragona. In seguito, fa la spola fra la
Spagna e la Francia per ingaggiare volontari e procurare armi ai miliziani.
Rimane in Spagna fino alla fine del 1937, quindi rientra a Parigi, ma
già nell'agosto del 1939 è segnalato a Cuba e in dicembre
nel Messico. Dopo la fine della seconda guerra mondiale rientra in Italia
e nel 1948 abita a Segni (Roma). Muore a Lastra a Signa il 30/5/1973;
nella città toscana nel 1999 gli è intitolata una strada.
Fonti:
ACS CPC
ACS Div.
Pol. Pol.
ACS Min.
Int. PS
ASGr Tribunale
Penale
AA.VV.,
Dizionario biografico degli anarchici italiani, Volume Secondo
I-Z, BFS Edizioni, Pisa, 2004
Bucci Fausto
et alii, Gli antifascisti grossetani nella guerra civile spagnola,
La Ginestra, Follonica, 2000.
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