Randolfo Pacciardi (Madrid 1936)

 

 

Randolfo Pacciardi

PACCIARDI RANDOLFO detto “DINO”

 

Nato il 1° gennaio 1899 a Giuncarico (GR) (molte fonti riportano erroneamente Gavorrano) da Giovanni, originario di Castagneto (deviatore ferroviario a Giuncarico) ed Elvira Guidoni. Ha quattro fratelli: Alcesio (nato a Castagneto Carducci il 30/4/1890), Egidio (nato a Gavorrano il 1/9/1895), un terzo di cui non si conosce il nome (che muore in guerra ed è ricordato nella lapide esposta nel Palazzo comunale di Gavoranno), Elia (nata a Giuncarico il 25/9/1902). Studia alle “complementari” di Grosseto e prende la licenza tecnica a Montepulciano. Sposa Luigia Civinini. Si schiera a fianco degli interventisti nel 1914 e nel 1915 aderisce al Partito repubblicano. Nel maggio 1915 cerca di arruolarsi volontario senza riuscirci, mentre nel 1916 è chiamato alle armi e frequenta a Parma il corso per allievi ufficiali. Dopo Caporetto va al fronte come Ufficiale dei Bersaglieri e si guadagna due medaglie d'argento, una di bronzo e una croce militare inglese (la Military cross). Congedato nel 1919, si iscrive alla Facoltà di Lettere, poi a Legge e si laurea in soli due anni. Collaboratore dal 1920 de “L’Etruria nuova” denuncia ripetutamente le violenze squadriste. Trasferitosi a Roma nel 1922, è sfidato a duello -per motivi politici- dal segretario del fascio di Grosseto, Umberto Pallini, e lo affronta in uno scontro alla sciabola il 6 aprile 1923 alla Pescaia. A Roma fonda, insieme con Giovanni Conti, Raffaele Rossetti, Fernando Schiavetti e Cino Macrelli, il movimento antifascista “l'Italia libera” e ne è segretario fino alla soppressione nel gennaio 1925, in seguito al delitto Matteotti. Autore di un opuscolo su Mazzini (con lo pseudonimo di Libero), difende “la Voce repubblicana”. Colpito da mandato di cattura dopo l'approvazione delle leggi eccezionali, è condannato a 5 anni di confino ma sfugge all’arresto, espatriando clandestinamente in Austria e poi in Svizzera nel 1926. Si stabilisce nel Canton Ticino dove, in base a segnalazione del Ministero dell’Interno, collaborerebbe col quotidiano antifascista “La libera stampa”. Viene schedato il 17 settembre 1927 dal prefetto di Grosseto fra i sovversivi. In Svizzera mantiene stretti rapporti con i mazziniani ed è uno degli organizzatori del volo di Giovanni Bassanesi e Gioacchino Dolci su Milano per gettare manifestini antifascisti; è in contatto anche col gruppo milanese di Giustizia e Libertà. Nel 1933 è espulso dalla Svizzera che lo accusa di aver investigato sulle spie fasciste infiltrate fra gli esuli. Nello stesso anno, accusato dalle spie dell'Ovra di preparare un attentato contro Mussolini, è incluso dalla Prefettura di Grosseto nella prima categoria dei nemici del fascismo e la dicitura “attentatore” è stampigliata a grandi caratteri sui suoi due fascicoli al CPC; il suo nome figura anche nella Rubrica di frontiera e sul Bollettino delle ricerche, Supplemento dei sovversivi, con fotografia. Passato in Francia, risiede a Parigi insieme con la moglie Luigia Civinini. Nell'estate del 1936 riceve una lettera di Rosselli per un'eventuale concorso alla formazione di una legione italiana nelle brigate spagnole, ma non aderisce alla proposta e solo il 26 ottobre 1936 firma a Parigi l’accordo per la formazione di una Legione antifascista italiana sotto il patronato politico dei partiti socialista, comunista e repubblicano e col concorso delle organizzazioni aderenti al comitato italiano pro Spagna. Arrivato in Spagna fra ottobre e novembre 1936, viene segnalato dalla Questura di Grosseto il 19 dicembre 1936 come repubblicano residente in Spagna da arrestare. In Spagna, col grado di maggiore, è designato dai tre partiti che costituiscono il Comitato politico come comandante della Legione italiana, intitolata a Garibaldi (si tratta del Battaglione Garibaldi), che guida nella difesa di Madrid, prima al Cerro de los Angeles, poi alla Puerta de Hierro e nella città universitaria. In seguito, a Pozuelo, viene promosso tenente colonnello. E’ alla testa del Battaglione anche a Boadilla del Monte, Mirabueno e Majadahonda. Nella battaglia sul fiume Jarama viene ferito a una guancia e a un orecchio. Partecipa solo alle ultime fasi della battaglia di Guadalajara perché si trova in quel momento a Parigi, ma ripreso il comando, combatte anche sul fronte di Morata de Tajuna e Casa de Campo, nell'aprile 1937. Resta alla guida dei volontari fino al giugno del 1937, quando il Battaglione Garibaldi si trasforma nella Brigata omonima, e dirige i combattimenti a Huesca e Villanueva del Pardillo. In dissenso con i comunisti per la mancata realizzazione di una brigata completamente italiana e contrario all'uso della Brigata Garibaldi contro gli anarchici, lascia la Spagna nell'estate del 1937 dopo aver assistito alla commemorazione di Carlo Rosselli a Barcellona. E' a Lugano nel 1937 e tiene numerose conferenze in Francia. Pubblica a Lugano nel 1937 Il Battaglione Garibaldi. Nel 1938 (segnalato dalla Questura di Grosseto il 31 marzo 1938), si reca negli Stati Uniti su invito delle organizzazioni democratiche e repubblicane: tiene conferenze in varie città, fonda la Mazzini Society (organo di stampa ne è il giornale “Nazioni Unite”) e organizza il Congresso delle organizzazioni antifasciste delle due Americhe (a Montevideo nell’agosto 1942). Tornato in Europa è in Francia nel 1940. Si rifugia in seguito nell'Africa settentrionale (in Algeria e in Marocco) e da qui raggiunge nuovamente gli Stati Uniti, dove resta fino al rientro in Italia nel 1944. Eletto, nel maggio 1945, segretario nazionale del partito repubblicano, è direttore de “La voce repubblicana”. Eletto deputato il 2 giugno 1946, assume alla fine del 1947 la carica di vicepresidente del Consiglio dei Ministri ed è nominato ministro della Difesa il 23 maggio 1948. Avverso al progetto del centro-sinistra, è espulso dal partito nel 1964 e fonda un movimento di indirizzo presidenzialista, la “Nuova repubblica”. Alla fine degli anni Settanta rientra nel Partito repubblicano.

 

 

Fonti:
ACS CPC
AICVAS
ASGr Fondo Questura
ISRT Fondo Anpi
Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, a cura di Adriano Dal Pont, ANPPIA, Roma, 1988-1995.
Basi Duccio, La partecipazione degli antifascisti toscani alla guerra civile di Spagna (1936-1939), relatore Gallerano N., Tesi di laurea non pubblicata, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia (Corso di Laurea in Lettere Moderne), A.A. 1993-1994.
Bucci Fausto et alii, Gli antifascisti grossetani nella guerra civile spagnola, La Ginestra, Follonica, 2000.
Calandrone Giacomo, La Spagna brucia, Editori Riuniti, Roma, 1974.
La Spagna nel nostro cuore, 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, a cura di Giovanni Pesce, AICVAS, Milano, 1996.
Lopez Alvaro, Il Battaglione Garibaldi, cronologia, Quaderno Aicvas n. 7, Roma, 1990.
Pacciardi Randolfo, Il Battaglione Garibaldi, volontari italiani nella Spagna Repubblicana, Edizioni La Lanterna, Roma, 1945.
Zani Luciano, Italia libera: il primo movimento antifascista clandestino, Roma-Bari, Laterza, 1975.