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Note di metodo e fonti (primo progetto)
La bibliografia
Il numero di studi e la produzione storiografica sulla guerra civile
spagnola sono vastissimi. Ai contributi scientifici generali e locali
si devono aggiungere scritti giornalistici, letteratura, memorialistica,
ricostruzioni filmiche – documentari e fiction. Chiunque si accosti
a questo tema può dunque giovarsi di un patrimonio di conoscenze
consolidate, di robusti modelli interpretativi, affiancati da un’ampia
divulgazione.
Una sistematica bibliografia è stata curata da Nanda Torcellan
(1988). Tra i giacimenti librari esistenti in Italia, una consistenza
e un valore rimarchevole ha la Fondazione Feltrinelli, a Milano. Fondamentali
punti di partenza per la ricostruzione delle biografie sono le brevi
note biografiche compilate da Alvaro Lopez e progressivamente aggiornate
e il testo "La Spagna nel nostro cuore, 1936-39. Tre anni di storia
da non dimenticare" (1996), la cui fonte principale è la
documentazione raccolta dall’AICVAS. Una nota specifica merita
uno sguardo alla genesi delle schede AICVAS, che proporremo più
avanti, in premessa ad una puntualizzazione sulle fonti archivistiche
di cui abbiamo potuto giovarci. Parte importante nell’opera di
divulgazione sono state alcune mostre, tra cui Immagini nemiche. La
guerra civile spagnola e le sue rappresentazioni, a cura della Soprintendenza
per i beni librari e documentari dell’Emilia Romagna (1999), Spagna
perché. Dal 1931 a oggi: un paradigma del Novecento europeo,
a cura del Centro Studi Piero Gobetti, Quando piovevano bome. I bombardamenti
e la città di Barcellona durante la guerra civile, promossa da
Museu d’Historia de Catalunya e da Memorial Democratic. Per un
raffronto con il fenomeno della partecipazione italiana di parte fascista:
In Spagna per l’idea fascista, del Museo Storico Italiano della
Guerra di Rovereto (2008). Su quest’ultimo tema, recenti studi
si affiancano al contributo di conoscenza che proviene da pubblicazioni
e stampa coeva di parte fascista, strumenti necessari alla comprensione
del clima in cui maturarono scelte opposte.
La ricognizione sulle fonti edite, generali e locali, più esplicitamente
finalizzata allo studio del caso toscano, è stata una risorsa,
ma ha anche messo in luce alcune difficoltà:
- Esistono pubblicazioni su base regionale, come nel
caso dell’Emilia Romagna, di Piemonte, Lombardia, Sardegna; non
poche sono ora in corso. Per la Toscana, i dati quantitativi e la ricostruzione
di notizie biografiche hanno solo un precedente in una preziosa tesi
di laurea (Duccio Basi, Università degli Sudi di Siena, 1994).
La differenza tra tempi di esecuzione, criteri e fonti utilizzati in
queste ricerche non ha reso facile un raffronto tra dati quantitativi
e modelli.
- Nella ricognizione sugli studi locali, l’unico lavoro toscano
sistematico di cui ci si è potuti giovare riguarda i volontari
grossetani, sezione specifica del nostro progetto, ed è contenuto
in una pubblicazione, fondata su fonti archivistiche e testimonianze
orali, opera di Fausto Bucci (2000), visibile anche nella versione web
della rivista “La Risveglia”, n.i 3 e 4, 2000. Sull’antifascismo,
fenomeno che ha tradizioni lunghe e illustri nella regione, sono stati
prodotti moltissimi studi, esistono biografie e memorie, che, pur non
coprendo in misura uguale tutte le aree, hanno rappresentato una risorsa
importante, ma anche implicato una lunga raccolta di materiali, talvolta
solo per reperire un nome, una citazione, una data. Perché fosse
esaustiva, sarebbe stata necessaria un’esplorazione capillare,
impossibile nei tempi concessi dalla ricerca.
- Alcuni aspetti, tra cui soprattutto gli accadimenti successivi alla
fine della guerra civile – la Retirada e l’internamento
nei campi francesi – ancora non hanno ricevuto dalla nostra storiografia
un’attenzione pari a quella che hanno in Francia e Spagna. Ci
siamo avvalsi della bibliografia francese e spagnola – soprattutto
catalana – su questi temi, sia per trarne categorie interpretative
generali, sia, laddove si sono trovati riferimenti a individui o gruppi,
per aggiungere dati.
- Della sterminata produzione sulla Resistenza italiana il limite dei
tempi della ricerca non ha reso possibile consultare che la parte essenziale.
Potrà essere utilmente consultata per ampliare le biografie,
con l’inserimento di notizie sulla presenza di reduci toscani
dalla Spagna nelle formazioni partigiane, che ora, tranne pochi casi,
si è scelto di tralasciare.
- Sebbene la partecipazione di italiani fascisti di parte franchista
non sia compresa nel progetto di ricerca, si è comunque avviata
una raccolta di stampa e pubblicazioni coeve e di studi nuovi sull’argomento.
Le fonti archivistiche
Fonte essenziale per qualsiasi lavoro successivo sono state le schede
sui volontari antifascisti italiani compilate dalla “Fratellanza
dei Garibaldini in Spagna” (FGS), tra 1945 e 1967, a cura di Lorenzo
Vanelli, sulla base di dati di varia provenienza (biografie locali,
gli uffici anagrafe comunali, i fascicoli del casellario Politico Centrale,
note di varie strutture politiche e militari dell’epoca, memorie
e stampa). Strumento aggiuntivo per l’identificazione delle persone
e la conoscenza degli eventi è la ricchissima raccolta di fotografie,
ancora opera straordinaria di Vanelli. La storia di quelle schede è
inseparabile dalla complicata vicenda delle carte da cui traggono la
prima origine. Prodotte in Spagna dal Ministerio de la defensa repubblicano
e dalla Seccion Administrativa de las Brigadas internacionales, furono
trasferite da Madrid a Barcellona, quindi a Parigi e a Mosca. Si è
recepita una generica notizia dell’ingresso in Italia di copia
del fondo dalla frontiera jugoslava. Sullo sfondo delle tappe di questo
percorso è facile intuire il movimento dei fronti di guerra in
Europa e i rovesciamenti politico-militari. Quelle carte costituiscono
il nucleo centrale del fondo AICVAS, conservato insieme al fondo fotografico
presso l’Istituto Parri di Bologna, e nell’archivio INSMLI,
a Milano. Dal confronto con testimonianze orali e altre fonti italiane
e francesi derivano le schede AICVAS. Sul dato quantitativo generale,
è impossibile parlare di risultati definitivi, anche se comparativamente
lo studio del caso italiano è giudicato il più completo,
rispetto a quanto è stato reso noto su tutti gli altri contingenti
nazionali. Come appare anche solo dai sintetici riferimenti già
indicati nelle note sulle fonti bibliografiche, sono numerose le ricerche
ancora in corso, che continuano a misurarsi con la molteplicità
e varietà di giacimenti documentari. L’esplorazione ancora
incompleta di archivi, non solo italiani, fa prevedere l’emersione
di nuove carte, nuovi dati, variazione del numero dei volontari italiani.
Fermandoci a quanto è deducibile dall’esito delle ricerche
dell’AICVAS, attualmente esistono 3469 schede biografiche, 671
semplici nominativi (Arbizani, 1999). Per l’appartenenza politica
dei volontari, le schede danno indicazioni sulla consistenza dei diversi
gruppi, ma questo è un capitolo su cui anche le più recenti
note critiche lasciano un giudizio sospeso, al di là della probabile
preponderanza numerica del contingente comunista, soprattutto nel merito
dei cosiddetti “antifascisti senza partito” (Ranzato, 2008).
La tipologia delle fonti potenzialmente utili per la ricerca sul caso
toscano è estremamente varia, come vari sono produttori e luoghi
di conservazione, così come cerchiamo di schematizzare.
- Fondo AICVAS, depositato soprattutto in due archivi:
presso l’INSMLI, a Milano, e presso l’Istituto Parri di
Bologna, dove si trova anche la sezione fotografica
- Liste composte dall’ANPI, reperibili in fondi e archivi diversi,
tra cui quello dell’ISRT
- Fascicoli personali ed elenchi, frutto delle indagini di polizia sugli
antifascisti prima, durante, dopo la guerra e il rimpatrio, comprese
carte prodotte dalle Commissioni per l’assegnazione del confino,
conservati in ACS, o in archivi pubblici locali.
- Schede personali e documenti sui militanti comunisti, provenienti
dagli archivi del Cominform di Mosca, in copia in Italia presso la Fondazione
Istituto Gramsci di Roma
- La Fondazione Feltrinelli, accanto ad un fondo librario imponente,
conserva anche numerose carte
- Tra le fonti archivistiche non italiane, la enorme mole di documenti
degli archivi spagnoli, primo tra tutti l’Archivo general de la
guerra civil espanola, nel Centro documental de la memoria historica
a Salamanca
- Gli archivi francesi sono essenziali per la storia della Retirada
e dell’internamento, ma anche per quanto vi è reperibile
di notizie più generali. Preziosi i numerosissimi fascicoli personali,
accanto alla documentazione ufficiale che illumina le politiche adottate
dai governi francesi. In particolare, un corposo materiale è
disseminato tra le sedi degli Archives nationales (Parigi, Fontainebleau…),
nei diversi territori, negli archivi dipartimentali e locali delle regioni
in cui erano situati i campi.
- Esistono poi archivi privati di grande valore conosciuti, ma anche
piccole raccolte di carte personali, che emergono, in corrispondenza
con il progredire delle ricerche.
Poiché l’esigenza di un lavoro rigoroso
si è dovuta misurare con la necessità di una “economia”
dei tempi, per rispettare la scadenza annuale del progetto, solo una
piccola parte delle fonti sommariamente elencate è stata esaminata.
Sono stati visitati gli archivi giudicati prioritari per un primo tentativo
di verifica di nomi e schede biografiche reperibili attraverso i quaderni
di Lopez e la lista AICVAS. Accantonata l’idea di un lavoro capillare
sugli archivi pubblici locali (Archivi di stato delle province toscane,
Archivi storici dei Comuni), ci si è concentrati sui giacimenti
di maggiore consistenza, in cui era concentrata la maggior parte delle
carte. Negli Archivi Centrali dello Stato sono stati esaminati Casellario
Politico Centrale, Fondo Ministero degli Interni, Pubblica Sicurezza.
Altro luogo di deposito di fondi d’interesse è la Fondazione
Istituto Gramsci, a Roma. Da lì provengono dati sui volontari
comunisti (fascicoli personali, rapporti…).
Nel Fondo AICVAS conservato presso l’INSMLI, a Milano, e in quello
dell’Istituto Parri di Bologna sono state reperite notizie biografiche.
A Firenze, presso l’ISRT, nelle carte ANPI e in fondi personali
sono state rintracciate liste e carte varie su singoli volontari toscani.
Dall’Archivio di Stato di Grosseto, fondi Prefettura e Questura,
provengono dati biografici, ricavati da indagini locali di polizia sui
grossetani, compresa corrispondenza privata.
Fondi dell’archivio ISGREC conservano carte personali di un volontario
grossetano (Angelo Rossi, nome di battaglia Trueba), documenti e manoscritti
di antifascisti grossetani.
Esclusa l’esplorazione di archivi spagnoli, per la mole di carte,
incompatibile con i tempi della ricerca, sono stati visitati due archivi
francesi delle regioni dei campi di concentramento, per un approfondimento
del tema circoscritto dell’internamento: Archives Départimentales
des Pirenées Orientales e Archives Départementales de
l’Ariège, rispettivamente per i camps de la plage e per
il campo del Vernet.
Allo stato attuale della ricerca, quello che si è
accertato è un numero di 395 provenienti dalla Toscana, 25 da
Grosseto, con nuovi nomi rispetto a quelli noti fino ad ora; su tutti
il database fornisce biografie, che in alcuni casi una prosecuzione
del lavoro potrà trasformare in biografie più analitiche,
anche laddove non si è in presenza di figure di speciale rilievo
politico o culturale.
Criteri e note per una
critica delle fonti
Si è scelto di attribuire la qualifica di volontari anche a coloro
che ebbero ruoli di assistenza e collaborazione attiva pur non essendo
combattenti. Quanto ai criteri di appartenenza geografica per toscani
– analogamente per i grossetani –, abbiamo inserito:
- nati in Toscana e partiti per arruolarsi dalla stessa o da altre regioni
durante lo svolgimento della guerra
- nati in altre regioni, ma partiti con certezza dalla Toscana durante
lo svolgimento della guerra
- di origini familiari toscane e provenienza dalla Toscana per emigrazione
all’estero nel periodo precedente allo scoppio della guerra; si
tratta per lo più di emigrati politici, quasi tutti in Francia;
anche in casi di emigrazione per ragioni economiche, spesso la mancanza
o la perdita di lavoro è da attribuirsi a emarginazione di dissidenti
o appartenenti a famiglie antifasciste
Nel corso del tempo, quanto più si è
allargata la mappa degli archivi individuati e con il progressivo crescere
dei sondaggi, ci si è dovuti misurare con discrepanze, casi di
duplicazione di nomi o trascrizioni imprecise di date e luoghi di nascita
o residenza nei differenti archivi – carte dei fascicoli del CPC,
schede degli internati nei campi di concentramento francesi, raccolte
locali impreviste che sono emerse. Abbiamo sottoposto tutti gli elementi
nuovi al continuo incrocio con le fonti storiografiche, partendo comunque
sempre dalla base di dati delle schede AICVAS e tenendo conto dei risultati
raggiunti da Duccio Basi nella sua tesi di laurea. L’obiettivo
della composizione di una lista definitiva e di biografie precise e
omogenee per quantità e qualità di dati si è allontanato
in corrispondenza con il continuo emergere di nomi nuovi, con la ricostruzione
di percorsi verso la Spagna – geografici e non solo – tutt’altro
che lineari. Dato, questo, simmetrico al continuo fluttuare delle liste
generali di volontari italiani.
A suggerire prudenza e mantenere del tutto aperta la ricerca è
dunque in primo luogo la consapevolezza della quantità di fonti
che sappiamo dovrebbero essere ancora compiutamente esplorate, ma anche
il permanere di incertezze per le frequenti contraddizioni che si sono
rilevate. Non è stato facile fissare un criterio di esclusione
in base a categorie generali di fronte a seri dubbi sull’effettivo
status di volontari, distinguendoli per esempio da quanti le Rubriche
di frontiera dichiaravano in Spagna o dagli antifascisti definiti senza
prove “sospetti miliziani”. Tendenzialmente abbiamo dato
credito alle informazioni supportate da più fonti incrociate,
ma esaminando caso per caso e tenendo presente l’intenzionalità
implicita in ciascun tipo di documento: dalla disinvoltura con cui il
solo sospetto è tradotto in certezza in ricerche e informative
di polizia, ai dubbi sull’attendibilità di denunce offerte
o estorte, al diverso contesto in cui sono raccolte testimonianze posteriori,
finalizzate a riconoscimenti. Un contributo importante potrà
venire da un incrocio più ampio tra la documentazione prodotta
in Italia e quella conservata negli archivi spagnoli e francesi, fra
cui di particolare valore le carte francesi, soprattutto per verificare
le presenze nei diversi campi d’internamento e il rimpatrio di
molti volontari, ma anche in ragione delle diverse finalità del
“produttore”. Ci è sembrata scelta ragionevole non
eliminare, ma segnalare separatamente i casi più problematici,
su cui saranno indispensabili ulteriori verifiche.
Nuove fonti, o un esame più accurato di quelle
controllate, fanno sperare possibili, ulteriori contributi ad una conoscenza
progressivamente più sicura, mentre, contemporaneamente, suggeriscono
di mantenere qualche riserva sullo stato delle conoscenze raggiunte.
La scrittura digitale, d’altra parte, è stata scelta anche
con il fine di poter aggiornare progressivamente i dati.
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